Cinque giorni a Parigi

Nell’articolo di oggi vi propongo un itinerario per visitare la città di Parigi in cinque giorni, che ovviamente non dimentica le tappe indispensabili a ogni turista (fra cui gli inflazionatissimi luoghi “instagrammabili” della città) ma comprende anche (specialmente nella scelta dei ristoranti e delle boulangerie, ma non solo) gli utili consigli di chi a Parigi ha vissuto e conosce quindi dei posticini frequentati soprattutto dai locals, perfetti per assaporare lo spirito più genuino della città.

Sono stata con un’amica a Parigi dallo scorso 20 aprile fino al 25. Siamo partite nel pomeriggio da Malpensa e siamo atterrate all’aeroporto di Parigi Orly, che si trova a sud della città. Qui, nel primo ufficio turistico a disposizione, ci siamo informate su come attivare la carta dei trasporti e, contrariamente a quanto suggerito su ogni sito spulciato prima della partenza, ci è stato consigliata la tessera Paris Navigo (che è come un nostro abbonamento Io viaggio in Lombardia) che vale dal lunedì alla domenica e costa solo 35 euro, al posto della tessera Paris Visite. La convenienza dell’una o dell’altra va ponderata in base ai giorni di permanenza.

Con il comodissimo autobus Orlybus siamo arrivate in città e poi al nostro appartamento Airbnb, che si trovava a Mountrouge, quartiere poco fuori dal centro e ben collegato con i mezzi. In generale, a Parigi le metro arrivano praticamente ovunque (ci sono ben 14 linee!), e ci sono anche parecchi autobus. Dopo la sistemazione, ci siamo studiate l’itinerario per il giorno successivo. Due settimane prima di partire, infatti, ci siamo ritrovate per progettare il nostro viaggio; in questa occasione abbiamo prenotato i biglietti dei tre musei che ci interessava visitare (Louvre, Musée d’Orsay e Musée de L’Orangerie) e della Reggia di Versailles, e abbiamo individuato le tappe che ci sarebbe piaciuto percorrere in città, distribuendole nelle diverse giornate secondo criteri di prossimità con l’aiuto di Google Maps.

Le guide che abbiamo consultato sono:

Primo giorno: lungo la Senna dall’Arco di Trionfo al quartiere ebraico

In questa prima giornata abbiamo fatto una quantità inimmaginabile di chilometri a piedi, quindi consiglierei questo itinerario solo a chi, armato di scarpe comode, ha voglia di cimentarsi in questa folle impresa, che ripaga con la soddisfazione di aver gustato con la calma necessaria le zone più conosciute del centro città.

Siamo scese con la metro al Louvre e abbiamo raggiunto poi le famose colonne di Buren e i giardini del Palazzo Reale, dai quali ci siamo spostate, più a nord, verso i più caratteristici passages, le gallerie coperte. Le più belle solo la Galerie Vivienne (con la stupenda libreria Jousseame), il Passage Verdeau e il Passage de Panoramas. Da qui ci siamo recate alla pasticceria Stohrer, la più antica di Parigi, nella quale abbiamo assaggiato dei macarons davvero deliziosi.

Tornando indietro fino al Louvre, abbiamo poi imboccato il Giardino delle Touileries passando dall’Arc du Carrousel (al momento in ristrutturazione) per giungere fino a Place de La Concorde. Da qui abbiamo attraversato la Senna sul ponte Alessandro III, per discendere fino all’ Hôtel des Invalides, un complesso di edifici un tempo realizzato per ospitare gli invalidi di guerra, oggi museo che ospita anche la tomba di Napoleone Bonaparte. Visitando solo l’esterno e le zone gratuite, lo abbiamo superato per raggiungere lo Champ de Mars, un lungo parco panoramico che porta fin sotto la Tour Eiffel, sulla quale abbiamo scelto di non salire per via della coda interminabile e del poco tempo a disposizione. Da qui ci siamo spostate in Rue de l’Université, per fare la classica foto instagrammabile sotto la torre (requisito fondamentale per una foto d’impatto: avere il grandangolo), e poi ai Giardini del Trocadero, in quel momento davvero affollatissimi.

Per pranzo abbiamo mangiato il Croque-monsieur, una specie di toast tipico parigino, in una delle duecentomila boulangerie che si trovano per strada, e ci siamo dirette poi all’Arco di Trionfo. Da qui abbiamo imboccato i famosissimi Champs Elisée per arrivare nuovamente alle Touilleries e da qui spostarci a Marais, quartiere ebraico e della comunità LGBT, muovendoci lungo la riva destra della Senna, popolata di gente intenta a fare aperitivo in compagnia, leggere e fare jogging. A Marais è molto bello passeggiare per le vie frizzanti e piene di giovani, attraversando le strisce pedonali arcobaleno, ammirando la particolarità del Centre Pompidou e fermandosi nella meravigliosa Place de Vosges. Abbiamo mangiato alla Cidrerie du Marais, dove abbiamo assaggiato la Galette bretonne, piatto tipico, accompagnato dal sidro della casa.

Tornate verso la Senna, abbiamo assistito a un tramonto meraviglioso e ci è venuta voglia di ammirare la Tour Eiffel sotto quel cielo così suggestivo; ora che ci siamo arrivate, però (pur con i mezzi, la torre era molto distante dalla zona della Bastiglia e dell’arsenale, in cui ci trovavamo in quel momento), era già tutto buio e la torre era illuminata, con il suo faro che ruotava senza sosta. Nei primi cinque minuti di ogni ora, inoltre, la Tour Eiffel viene fatta scintillare e questo spettacolo desta sonorissimi: “Oooooh” in tutti coloro che, seduti nei prati antistanti, si accampano per vedere lo spettacolo.

Secondo giorno: il Louvre e Montmatre

Per far sì che questo articolo non diventi interminabile, ne dedicherò un altro, prossimamente, ai tre musei di Parigi che ho visitato in questi giorni. Per vedere il Louvre, comunque (e non tutto quanto, ma almeno le sue opere più degne di nota), è necessaria almeno una mezza giornata. Il mio consiglio è, comunque, di prenotare l’entrata delle 9.00 e di arrivare preparati, con un’idea abbastanza puntuale di quali zone del museo guardare e quali tralasciare.

Dopo il museo, abbiamo preso i mezzi per arrivare fino a Pigalle (punto di partenza per la visita di Montmartre), dove avremmo voluto pranzare al Bouillon, famoso ristorante con ottimo rapporto qualità-prezzo, altresì conosciuto per la coda interminabile al suo esterno a qualsiasi ora del giorno. Scoraggiate da questo aspetto, abbiamo optato per un delizioso ristorantino poco distante, Le Potager Du Père Thierry, in cui abbiamo mangiato gustosissimi piatti tipici a base d’anatra.

Da qui ci siamo dirette verso l’instagrammabile muro dei Je t’aime (nulla di che, a mio parere) e poi verso la Basilica del Sacro Cuore, con la sua vista sulla città. Qui c’era una gran folla e dai venditori ambulanti abbiamo acquistato dei simpaticissimi portachiavi con la Tour Eiffel a un prezzo davvero irrisorio; poi abbiamo passeggiato attraverso le vie di Montmartre, in cui si respira ancora un’atmosfera davvero bohémien, nonostante l’affluenza dei turisti. Montmartre, la collina degli artisti, ha alcune tappe obbligate: il Moulin de la Galette, la Place du Tertre e la Maison Rose (solo per farci le foto e non per mangiarci: ha delle pessime recensioni). Scendendo, si può passare dal Café des 2 Moulins (dove lavora la protagonista del film Il favoloso mondo di Amelie) per poi arrivare al famoso Moulin Rouge, che sicuramente è molto più suggestivo se visto di sera.

Terzo giorno: Versailles

Arrivare alla reggia di Versailles da Parigi è molto semplice, basta prendere il treno RER C, e scendere direttamente alla stazione della reggia. Nel nostro caso è stato un po’ più complesso, perché la linea in quei giorni non era funzionante, ma le alternative erano comunque valide e ben segnalate (in generale, un plauso ai mezzi di Parigi, decisamente a prova di turista spaesato).

Anche in questo caso abbiamo optato per il primo ingresso della mattina, e menomale: per visitare sia la Reggia che il giardino sconfinato, infatti, quasi non basta un’intera giornata.

Al mattino abbiamo visitato gli interni: abbiamo scaricato l’app ufficiale e con l’audioguida ci siamo fatte accompagnare attraverso le sfarzose sale della reggia. Il luogo più conosciuto è la galleria degli specchi, decisamente incantevole. I giardini esterni sono vastissimi: rimandando la visita al pomeriggio, ci siamo dirette subito verso i confini più remoti degli stessi, per poi vedere subito dopo pranzo il complesso di edifici del Trianon. Abbiamo mangiato un’omelette al ristorante La Flottille (molto preso d’assalto dai turisti, per cui consiglio un pranzo ad orari poco convenzionali: mezzogiorno in punto va più che bene) e ci siamo poi dirette verso il Grand Trianon, il Petit Trianon e la suggestiva Hameau de la Reine, una residenza voluta da Maria Antonietta, circondata da un laghetto e da un piccolo villaggio, costruiti con l’obiettivo di allontanarsi dai vincoli della corte per accostarsi a uno stile di vita rustico ispirato dalle opere di Rousseau. Infine, tornando verso la Reggia, abbiamo esplorato i giardini, addentrandoci nelle numerose piccole piazze con fontane separate da boschetti labirintici. Molte fontane erano accompagnate da musiche barocche e zampillavano a ritmo in maniera davvero suggestiva.

Quarto giorno: L’Ile de la Cité, il quartiere latino e il Musée de L’Orangerie

Di prima mattina, scendendo con la metro alla fermata Cité, ci siamo ritrovate sulla famosa isola della Senna, e ci siamo dirette immediatamente alla Saint Chapelle, mettendoci in coda per la visita. Costruita nel XIII secolo per ospitare le reliquie della Passione, la cappella è un capolavoro di architettura gotica con splendide vetrate che lascia davvero senza fiato. Altre tappe fondamentali dell’isola sono la cattedrale di Notre-Dame, splendida anche solo dall’esterno nonostante i lavori di ristrutturazione in corso (da notare, anche solo da lontano, i famosissimi gargoyle!), i giardinetti sulla punta dell’isola, sulle cui panchine abbiamo gustato un delizioso pain au chocolat, e il mercato dei fiori e degli uccelli.

Ci siamo dirette poi verso il quartiere latino, facendo tappa al Pantheon. Qui, oltre al noto pendolo di Focault, è possibile visitare una labirintica cripta che ospita le spoglie di illustri personaggi, fra cui Rousseau, Voltaire, Marie Curie, Victor Hugo, Emile Zola e Alexandre Dumas. Passando poi dalla Sorbona, ci siamo fermate a mangiare una deliziosa tartare al ristorante Café de la Turelle, davvero consigliato. Nel quartiere latino tappa obbligatoria sono le librerie: la più conosciuta è la Shakespeare and Company, ma vale la pena una visita anche alla Abbey Book (entrambe sono librerie internazionali, che vendono volumi in lingua inglese, caratterizzate da altissimi scaffali, arredamento eccezionale e libri riposti in ogni angolo in maniera decisamente sorprendente). Sono stupendi anche i bousquinistes, librerie a cielo aperto collocate sulla riva sinistra della Senna. Ci siamo passate per dirigerci verso il Musée de L’Orangerie per la visita prenotata alle 16.00, e abbiamo acquistato splendide stampe e libri usati, fermandoci persino a chiacchierare con uno dei venditori. Dopo la visita al museo, nel quale sono contenute le famosissime ninfee di Monet, siamo tornate indietro per far tappa alla moschea, al jardin des plantes, al jardin de luxembourg e alla famosa e coloratissima rue Cremieux, tutte tappe imprescindibili di questa zona della città. Purtroppo, però, si era fatto tardi: la moschea non era più visitabile (ad eccezione dei giardini) e così neppure il jardin des plantes, nel quale abbiamo però passeggiato il giorno successivo (e ne è valsa decisamente la pena: è un meraviglioso orto botanico in cui non serve pagare l’ingresso!), mentre la rue Cremieux è fortunatamente sempre visitabile (nonostante dei cartelli intimino ai turisti di preservare la tranquillità dei residenti).

Quinto giorno: il Musée d’Orsay

Dovendo riprendere l’aereo nel tardo pomeriggio, il quinto giorno ha previsto un programma decisamente meno ricco dei precedenti. Al mattino abbiamo visitato il Musée d’Orsay, che ospita opere dagli anni 1840 agli anni 1920, perlopiù impressioniste e post-impressioniste. A pranzo abbiamo mangiato da asporto in una boulangerie, assaggiando anche gli eclair, dolci francesi simili a lunghi bignè. L’ideale, avendone avuto il tempo, sarebbe stato visitare nel pomeriggio la moschea e i giardini che non abbiamo potuto vedere con calma il giorno precedente.

Ultime considerazioni generali

Parigi è una città meravigliosa, che offre moltissime opportunità culturali: a mio parere, servirebbe almeno una settimana per visitarne tutti i luoghi più degni di nota e godere con calma di tutte le bellezze che offre. Ciò che mi è piaciuto molto è la diversità dei suoi quartieri, nonché delle atmosfere che regala (dalla vivace e giovane vitalità di Marais all’aria sofisticata del quartiere latino, dal frenetico turismo delle zone intorno alla Tour Eiffel all’aria sconsolata e poetica che si respira di sera a Montmartre). Alcune esperienze che non abbiamo fatto ma che consiglierei volentieri (e farei se potessi tornare) sono:

  • l’ingresso serale in un uno dei bar nascosti di Parigi: i due più famosi si chiamano No Entry e Lavomatic.
  • un giro a Marais di sera.
  • un assaggio della deliziosa fonduta di Heureux Comme Alexandre.
  • la salita sulla Tour Eiffel (solo perché, una volta tornati, tutti vi chiederanno se l’avete fatto).
  • un giro nelle biblioteche Sainte-Geneviève e Mazzarino, per sognare di essere un’intellettuale francese.
  • acquisti pazzi nei numerosissimi vintage shop.

Chiara

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